GIULIANO CAPORALI
Nato a Santa Mama (Arezzo) nel 1950, risiede ad Arezzo.
Diplomato all’Istituto d’Arte “Piero della Francesca” d’Arezzo, si è dedicato fin da giovanissimo alla pittura, cimentandosi in varie mostre di pittura sia personali che collettive. La sua formazione pittorica nasce soprattutto dalla volontà assidua di sperimentazione e ricerca, che ha concretato e sedimentato nei complessi rapporti tra materia e colore.
Dal 1976 ha lavorato presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con l’incarico di disegnatore presso la Soprintendenza di Arezzo, grazie a questo ruolo durante gli anni può assorbire da vicino i capolavori di grandi maestri del Rinascimento toscano, da Piero della Francesca a Beato Angelico, dal Signorelli al Vasari, Cimabue e tanti altri. Traendo importanti suggestioni dall’ambiente antico dei muri corrosi delle muffe, delle crepe, del rapporto tra tempo e spazio, tra pittura e architettura, natura e artificio, ha lavorato in solitario solo per il gusto di lavorare, facendo pochissime apparizioni pubbliche.
La sua pittura di oggi, che con il tempo si è improntata su una ricerca di equilibri basati tra la forma e il colore, riesce a stabilire con il pubblico un rapporto di emozioni che variano in funzione dello stato d’animo. Ogni suo lavoro non è un punto d’arrivo ma un momento di passaggio, una partenza per una nuova serie di lavori. Il suo modo di lavorare viaggia ai margini dell’informale, perché è un tipo di pittura di gesto, immediata che va a ritrovare i grumi materici dell’informale attraverso l’inconscio. La materia dialoga con il segno e il colore. Ci sono segni nati da gesti semplici che ci raffigurano la vita quotidiana, forme fatte di colore, di sola materia o graffiate che vanno spesso a coprire o ritrovare la stesura iniziale del quadro, ricercando una traccia del nostro vissuto.
Altra parte importante del suo lavoro attuale è la ricerca orientata verso una pittura più legata alla mente, una pittura legata al silenzio. L’artista non racconta se stesso e nemmeno le sue intuizioni, presenta l’opera e lascia che sia lei stessa a esprimersi. Quello che Caporali cerca di mettere nel suo lavoro è un’arte in cui l’artista tace, sceglie il silenzio, ma allo stesso tempo si mette in ascolto della sua opera per meglio contemplare la pura presenza delle forme, del colore e degli elementi che compongono l’opera stessa. Il colore, le forme, le impronte lasciate, i segni di grafia chiedono di essere guardati intensamente, allora si vedranno luoghi della sapienza, della memoria.